Non è importante in che modo lo si fa. Né, in definitiva, quale sia la destinazione o la distanza tra la nostra vita quotidiana e la nostra meta. Ciò che conta davvero, ciò che rappresenta il viaggio, è quel momento - che, per quanto mi riguarda, può durare anche parecchio - nel quale lasciamo la nostra casa con l'intenzione di affrontare un viaggio.
Che sia di lavoro o di svago, è sempre un momento magico, denso di immagini, di colori, di rumori e di profumi unici.
Così, ricordo con affetto i miei primi viaggi, che spesso cominciavano con una traversata in nave. Adoro ancora adesso prendere un traghetto o qualsivoglia imbarcazione perché risento quegli odori e quei rumori unici del mare: la nafta, la resistenza del metallo alla potenza delle correnti.
Viaggiare, via via, è diventato anche volare. Il primo viaggio in aereo lo feci tardi: avevo 17 anni e tornavo dalla visita di leva. Ricordo tutto, naturalmente. Ricordo la signora che era seduta a fianco a me e che - lei - aveva paura dell'atterraggio. Ricordo che avevo con me la Settimana Enigmistica, ma che sostanzialmente non ebbi modo di aprirla.
Fu il primo di tantissimi viaggi in aereo.
A volte, però, basta molto meno. Basta prendere la macchina e partire. Girare anche solo la Sardegna per incontrare in ogni anfratto tutta la sua magnificenza.
Questa foto l'ho scattata mentre tornavo da una giornata passata tra uffici giudiziari e mangiate in campagna, nel cuore della Barbagia.
Il tramonto era spettacolare. Dal vivo molto, ma molto di più di quanto possa trasporsi in una fotografia. Ho dovuto fermarmi.
Un viaggio è anche solo un momento. Quel momento nel quale ti senti parte di un destino più grande.
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